13 dicembre 2013

FABIANO VENTRUTO, COME LA VITA NON LASCIA SPAZIO AL PENSIERO


Fabiano Ventruto

Un giorno c’è la vita. Per esempio un uomo di sport, sano, giovane, pieno di entusiasmo e voglia di vivere. Tutto è com’era prima e come sarà sempre. Passa da un giorno all’altro pensando ai fatti suoi, sognando solo il tempo che ancora gli si prepara. Poi, d’improvviso, lo coglie una malattia che lo porta drammaticamente a spegnersi. Esala un leggero sospiro, si abbandona, ed è la fine.

La sua subitaneità non lascia spazio al pensiero, non dà occasione allo spirito di cercare una parola che possa consolarlo. La morte di un giovane felice e sorridente dopo una malattia così fulminante non possiamo accettarla con rassegnazione. La morte accidentale si può attribuire al destino. Ma quando avviene in questo modo ci spinge così vicino all’invisibile confine tra la vita e la morte da farci domandare su che lato di esso ci troviamo ed è come se quella morte avesse posseduto questa vita da sempre.