13 dicembre 2013

FABIANO VENTRUTO, COME LA VITA NON LASCIA SPAZIO AL PENSIERO


Fabiano Ventruto

Un giorno c’è la vita. Per esempio un uomo di sport, sano, giovane, pieno di entusiasmo e voglia di vivere. Tutto è com’era prima e come sarà sempre. Passa da un giorno all’altro pensando ai fatti suoi, sognando solo il tempo che ancora gli si prepara. Poi, d’improvviso, lo coglie una malattia che lo porta drammaticamente a spegnersi. Esala un leggero sospiro, si abbandona, ed è la fine.

La sua subitaneità non lascia spazio al pensiero, non dà occasione allo spirito di cercare una parola che possa consolarlo. La morte di un giovane felice e sorridente dopo una malattia così fulminante non possiamo accettarla con rassegnazione. La morte accidentale si può attribuire al destino. Ma quando avviene in questo modo ci spinge così vicino all’invisibile confine tra la vita e la morte da farci domandare su che lato di esso ci troviamo ed è come se quella morte avesse posseduto questa vita da sempre. 

Morire così giovani è come morire senza preavviso. Come dire: la vita si interrompe. E può interrompersi in qualunque momento.

Non conoscevo a fondo Fabiano Ventruto ma ho avuto il piacere di conoscere suo fratello Cristiano, ragazzo di una bontà ed educazione d’altri tempi. Valori che mi hanno sempre dato la sensazione di provenire da una famiglia vera alla quale, in occasione delle stelle al merito del Coni di Brindisi, è stato riconosciuto il premio come “Famiglia Sportiva Brindisina”. Fabiano sono convinto rispecchiasse questi valori per quello che ho sentito dire di lui e per quello che ho potuto notare nello sguardo buono e positivo di Cristiano.

Un modo di andar via, quello di Fabiano, nel silenzio della grandezza d’animo e con il coraggio di chi si rassegna al suo destino. Un destino che non è abituato a fare sconti e con l’ingiustizia di chi non tiene conto che dietro la vita di un ragazzo giovane c’è tanto da sognare e realizzare.

Fabiano ha giocato la sua ultima partita, apparentemente potrebbe sembrare che l’abbia persa ma non è così. Ha vinto nell’affetto della gente, nell’amore dei suoi familiari, nel rispetto di tutti gli sportivi che come me hanno solo accarezzato la sua brevissima esistenza. Una triste consolazione che apre ad una sola ed unica considerazione: NON E’ GIUSTO!

Qualcuno in passato ha detto che “vivere non è altro che iniziare a morire” ma per chi, come noi, viviamo di sport “vivere può significare vivere in eterno” … perché nel nostro cuore e nella nostra mente uomini come Fabiano continueranno a viverci per sempre.

Ciao Fabiano, questo meraviglioso sport aiuterà tutti noi a tenerti in vita molto di più di quello che il destino, ingiustamente, ha voluto riservarti.

Sandro Santoro

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