di Sandro Santoro
Sandro Santoro, direttore generale di Montegranaro, ci illustra nel dettaglio quali sono i cambiamenti verso i quali si sta indirizzando il basket italiano per tirarsi fuori dal difficile momento. Dalla ristrutturazione dei campionati alla massima serie femminile. Ma lo sforzo deve essere di tutti
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Sandro Santoro e Mino Taveri |
La crisi economica che attanaglia
alcuni paesi europei tra cui l’Italia ha avuto forti ripercussioni anche sullo
sport, in particolare su quelle discipline cosiddette minori. Gli imprenditori
sono sempre meno disposti ad investire sia sottoforma di sponsorizzazioni sia
di acquisizione di quote di società. Ciò ha determinato un impoverimento dei
campionati
ed un ridotto appeal degli stessi per i media. Per provare a
rilanciare l’immagine, la popolarità del basket, in queste settimane, la FIP
sta lavorando ad una nuova riforma delle categorie. Un restyling nella
denominazione, ma anche nella sostanza e nei costi. Nessuna rivoluzione è stata
ratificata e tanto meno annunciata, ma dagli uffici capitolini trapelano alcune
interessanti indiscrezioni.
Nessuna variazione per
la serie A che vedrà sempre ai nastri di partenza 18 Clubs ma con l’impegno, da
parte del Presidente Petrucci, a rivalutare la “Legge 91” e le garanzie da
produrre ai nastri di partenza del prossimo campionato. Da settembre la Lega
Due e la DNA lasceranno spazio a due nuovi livelli: Gold e Silver cui
potrebbero parteciparono tra le 16 e 18 compagini tra le retrocesse da sopra,
le neopromosse e molte delle 33 attuali (tenendo conto di retrocessioni e rinunce).
Le sorprese maggiori
sono più in giù. L’odierna DNB si vorrebbe portarla a 64 squadre (oggi 48),
ovvero, 4 gironi da 16 come era sino a poche stagioni orsono. Ampliamento
ipotizzato anche per la DNC e prevede 8 poule da 16 squadre (128 totali) a
fronte dei gruppi monchi in corso (6 da 14, l’F da 13, l’H da 11). Nella
pratica dovrebbero essere almeno 50 le franchigie disposte ad iscriversi ad un
campionato superiore. Una quota significativa, un po’ difficile da trovare dato
che ci sono molti rumors, segnali, di mancanza di liquidità per diverse
associazioni attuali.
Un’ipotesi cui la FIP
vorrebbe rispondere con la seconda parte della riforma che riguarda i costi per
i giocatori. Al vaglio una riduzione dei parametri da poter attuare su queste
basi: 9000 euro per Gold e Silver, 6000 per la DNB (oggi 8000), 3000 per la DNC
(oggi 4000). Inoltre, la federazione vorrebbe aiutare le società delle due
categorie inferiori facendosi carico di versare lei ai Club titolari del
cartellino una parte variabile della somma. Questo minore esborso dovrebbe
invogliare i proprietari dei Club a restare in questo sport oppure entrarvi.
Non sono escluse
variazioni per i tornei regionali (dalla C2 in giù) e per quelli giovanili, ma
queste ipotesi saranno approfondite prossimamente. Prioritario è il nodo Serie
A femminile. Se c’è da gioire per l’alto numero di spettatori per le dirette
audio video in streaming di una partita per ogni turno di Regular Season, desta
scalpore che una tra Pozzuoli e Cus Cagliari o Orvieto con soli 8/10 punti
all’attivo disputerà i play off scudetto (record minimo per le edizioni a
girone unico), ma soprattutto per la brevità della stagione regolare ridotta,
per la defezione dell’Atletico Romagna, a 18 giornate. Si spera di avere a
settembre 14 compagini ma tutto potrebbe essere messo in discussione in estate dalla
disponibilità finanziarie dei Clubs perché alcuni di loro potrebbero scomparire
dal panorama cestistico.
Tanta carne al fuoco
che necessità di riflessioni radicali che il Presidente Petrucci dovrà
affrontare per migliorare l’immagine del nostro basket che, a differenza di
quanto pensano in tanti, dovrà tornare alle origini per legarsi meglio ai
territori attraverso la ristrutturazione e la valorizzazione dei Settori
Giovanili, la difesa del patrimonio dei giocatori italiani creando ancora più
incentivi per chi li fa giocare.
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