4 novembre 2011

GEBBIA: dieci anni di soddisfazioni e grandi progressi

di Paolo Cuomo
Gazzetta del Sud

IL TECNICO RAGUSANO  HA CONCLUSO IL SUO LUNGO E PROFICUO RAPPORTO CON LA FIP COME RESPONSABILE DEL SETTORE GIOVANILE NAZIONALE


<<I club devono tornare a credere nei vivai. Con “iCoachforyou” ora metto a disposizione del movimento la mia esperienza>>
Gaetano Gebbia è pronto a ripartire con entusiasmo. Conclusa la brillante esperienza decennale come Responsabile Tecnico del settore giovanile nazionale, il coach ragusano - ma reggino d'adozione - guarda al futuro all'insegna di quello spirito innovativo che l'ha sempre contraddistinto. Prima di affrontare nuove sfide, Gebbia parla del suo mondo, di quel vivaio azzurro che l'ha visto protagonista assoluto, di cosa si è fatto per lo sviluppo del basket italiano e di quanto si potrà ancora realizzare per tornare ai vertici con la Nazionale maggiore.



- Dopo dieci anni si è chiuso il rapporto con la Federbasket: è il momento di tracciare un bilancio di questa esperienza.
<E’ stato un periodo bellissimo, ricco di gratificazioni professionali e di rapporti umani. La Fip ha avuto il merito di credere in una programmazione a lungo termine e mi ha dato la possibilità di sviluppare un’adeguata progettualità>.
- Programmazione che quest’anno ha consentito di raggiungere risultati di prestigio a livello giovanile.
<I tecnici Sacripanti, Bizzozi e Bocchino hanno fatto un eccellente lavoro valorizzando l’opera delle società; risultati che peraltro vanno ascritti anche alla mia gestione ed al lavoro di quanti mi hanno sostenuto>.
- Eppure non sempre, negli ultimi anni, i risultati sono stati positivi.
<E’ vero, ma molte volte ci siamo presentati alle competizioni europee senza importanti giocatori (Gallinari, Aradori, Rullo, Renzi, Gentile, Melli, Moraschini ed altri ancora), ma non ci siamo mai lamentati. E’ però indubbio che il livello delle nostre nazionali giovanili, se ci si presenta con i migliori, si attesta in una fascia medio-alta. Poi, in talune circostanze si può fare particolarmente bene, in altre un pò meno, ma questo dipende anche dalle insidie di una formula che non sempre premia i più meritevoli e che influenza l’andamento di un campionato>.
- La Nazionale maggiore invece ha deluso ancora una volta…
<Il discorso qui si fa più complesso: i risultati della squadra azzurra rispecchiano il nostro movimento in cui la crisi economica ha acuito le difficoltà degli ultimi anni e soprattutto la mancanza di una classe dirigente adeguata. Il problema principale è di natura politica: l’assenza di un potere centrale più forte priva il nostro movimento della capacità di prendere decisioni ed approvare riforme stabili che tutelino il bene comune. La frammentazione del potere endo-federale, tra Comitati territoriali, Leghe e sindacati, ha creato un puzzle di orticelli da coltivare in cui nessuno è disposto a rinunciare a qualcosa. Sarebbe a mio avviso auspicabile che gli organismi centrali adottassero le scelte di interesse generale garantendo in primis la stabilità al sistema normativo, magari esercitando maggiore autorità, ed evitando che prevalga alla fine l’interesse del singolo. Ciò potrebbe non tutelare tutti nell’immediato, ma garantirebbe verosimilmente il superamento della crisi e una migliore crescita del movimento. In altri termini, l’attuale instabilità delle regole (vedi il caso clamoroso della wild-card), non aiuta, ed anzi penalizza, una programmazione pensata, credibile e costruttiva>.
- Tornando all’attività giovanile, le società pensano ancora ai vivai?
<Dopo una leggera ripresa registratasi negli anni scorsi, sono poche le società che investono realmente nei settori giovanili; anche perché, in un periodo di crisi, le poche risorse vengono orientate sulle prime squadre. Ma al di là di questa valutazione bisognerebbe fare altre riflessioni: negli ultimi vent’anni, in qualche modo, abbiamo “imborghesito” il movimento giovanile. Mi spiego meglio: nel momento in cui (nei primi anni ‘90) abbiamo cominciato ad evidenziare come il vissuto motorio dei nostri ragazzi fosse ben diverso rispetto alle generazioni precedenti, sia pure per la diversa realtà sociale che nel frattempo si era venuta a creare, abbiamo, da un lato, provato a compensare questa lacuna con l’adozione di metodologie didattiche più adatte, dall’altro abbiamo adottato una serie di normative che invece andavano esattamente dalla parte opposta>.
- Cioè?
<Mentre ci si lamentava del fatto che non c’erano più i campi all’aperto - e di conseguenza i ragazzi che frequentandoli crescevano imparando dall’esperienza diretta del gioco - si limitavano sempre di più le possibilità per le società di poter disputare i campionati giovanili all’aperto, legalizzando, di conseguenza, la morte dei playground, di cui però si avverte la mancanza. Perché è ovvio che se i campi all’aperto non vengono utilizzati dalle società non potranno mai esserci strutture frequentate anche da chi vuole semplicemente andare a giocare. Soprattutto nelle regioni del sud, invece, dovrebbe essere consentito di giocare i campionati giovanili, di ogni categoria, anche all’aperto>.
- Cos’altro si può fare?
<Andrebbe pure ripensata la strutturazione dei campionati giovanili: ad esempio la suddivisione in più fasce di valori (regionali, d’elite, d’eccellenza) se da un lato consente di far competere i giovani a livelli di gioco più appropriati evitando partite con scarti eccessivi che non giovano a nessuno, è pure vero che, dall’altro, permette a ogni squadra di ritagliarsi l’abito a sé più congeniale. E così viene “smorzata” la spinta  a migliorarsi. Ci sono società che preferiscono eccellere in un campionato di secondo livello, piuttosto che “soffrire” in uno più alto. Ma qual è la strada per crescere? Anche il numero delle squadre partecipanti alle finali nazionali andrebbe rivisto, limitandolo, progressivamente, dai campionati di età più giovane a quelli più grandi; come minimo, tornare ad una finale under 19 a otto squadre, affinché ci sia un maggiore stimolo a creare giocatori competitivi>.
- Eppure alcune norme, quali il doppio tesseramento, hanno dato i frutti sperati.
<E' vero in parte perché, come sovente succede, è stato usato non sempre appropriatamente e spesso se ne è fatto un abuso. Ci sono stati diversi casi di giocatori coinvolti in tre diverse squadre (giovanile e senior di una società, senior di un’altra) con tre diversi allenatori! Ritengo che tutte le iniziative che limitano la possibilità di sviluppare progetti tecnici individualizzati per la crescita del giovane, devono essere assolutamente vietate. Oggi i nostri ragazzi hanno bisogno di allenarsi per migliorare, invece si allenano poco. Perché se è vero che la regolamentazione dei vari campionati deve essere tale da dare la possibilità ai giovani di poter giocare, è però altrettanto vero che i nostri atleti, per troppi anni curati e coccolati, dovrebbero lavorare di più e meglio per meritarsi i giusti spazi in un mercato decisamente più competitivo>.
- Le società fanno sempre più fatica a investire sull’attività giovanile…
<Sì, anche perché i costi di gestione sono sproporzionati e sempre più gravosi; bisognerebbe avviare una politica, che incentivi ulteriormente le società, basata su principi meritocratici creando un sistema di valutazione che sgravi fiscalmente - e mi riferisco alle tasse gare che incidono pesantemente sui bilanci - quelle società che operano bene con il vivaio>.
- Cosa  lasci in eredità?
<Ho avuto la possibilità di sviluppare molti progetti che hanno inciso e potrebbero ancora farlo sia nel movimento giovanile sia nel mondo degli allenatori. Il Progetto di Qualificazione Nazionale, ad esempio, ci è stato invidiato da diverse federazioni di altri sport; peccato che sia stato già in buona parte dismesso. La regionalizzazione della formazione degli allenatori ed il progetto per l’istruttore giovanile costituiscono una vera e propria rivoluzione culturale che spero vengano valorizzati e non abbandonati. Il livello delle squadre nazionali giovanili resta di alto livello; verosimile pensare che soprattutto la nazionale under 18 potrà competere per una importante medaglia ai prossimi Europei, forte del risultato acquisito dai pari categoria di quest’anno che permetterà l’inserimento in una fascia di valore più alta e, di conseguenza, un percorso più agevolato>.
- Cosa pensi del movimento messinese….
<Mi sembra che Barcellona si stia confermando come la realtà più consolidata con programmi ambiziosi; per fortuna non è la sola, Capo d’Orlando sta creando le premesse per un ritorno al vertice. L’auspicio non è soltanto più squadre nelle massime categorie ma anche maggiore attenzione all’attività giovanile e giocatori che non siano costretti a trasferirsi in altre regioni per valorizzare il proprio talento>.
- E Reggio Calabria?
<Bisogna dar atto al Presidente Muscolino ed al Direttore Generale Condello di aver recuperato e rilanciato la Viola ma soprattutto bisogna riconoscere loro il merito di seguire la politica dei “passi possibili” senza cadere nella tentazione del titolo facile; così come coraggiosa la scelta, condivisa con il tecnico, di rivoluzionare la squadra modificandola quasi del tutto, riuscendo comunque a mantenerla ad alti livelli. Senza dimenticare il rinnovato interesse verso l’attività giovanile affidata alla competenza di Paquale Iracà e la riorganizzazione societaria, processo fondamentale per conseguire i risultati. Ma insieme alla Viola credo sia importante segnalare anche altre realtà come Vis, Nuova Jolly ed Audax che stanno operando molto bene, così come Olimpia e Lumaka nell’ambito femminile. Insomma, a Reggio il movimento è molto vivo, la tradizione si mantiene forte, non mancano, ad ogni livello, le competenze adeguate; tutto questo costituisce le premesse per un ritorno, nei tempi giusti, al vertice>.
- Cosa riserva il futuro a Gaetano Gebbia?
<Nel panorama attuale dove sono poche le realtà che riescono a programmare e costruire ho preferito, almeno per il momento, provare a percorrere una strada alternativa: è proprio di queste settimane l’avvio di una nuova attività di consulenza tecnica e formazione, denominata iCoachforyou, (www.icoachforyou.it),  per mettere a disposizione di società, allenatori e giocatori le competenze acquisite in tanti anni. Può essere una soluzione per quelle società che vogliono migliorare la propria attività giovanile o i propri staff, può essere un’occasione di crescita e formazione per i giocatori che vogliono esprimere al meglio il potenziale e per i giovani allenatori che vogliono migliorare la propria preparazione>.

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